Seminario: “Etica dell’Organizzazione in Sanita”



 


In un ospedale come il Gaslini, dove vengono bambini e famiglie, l’etica e un imperativo. L’intero ospedale deve essere etico con comportamenti umani responsabili e orientati al bene di ciascuna persona”. Lo ha ricordato il direttore generale del Gaslini, Paolo Petralia, in occasione dell’incontro intitolato ‘Etica dell’Organizzazione in Sanita’ presso il Centro Internazionale di Studi e Formazione Germana Gaslini.


L’etica ha aggiunto Petralia, “e fondamentale perche, riappropriandoci della consapevolezza della responsabilita delle nostre scelte, siamo convinti che potremo fare scelte non soltanto migliori, ma anche piu fondate, che abbiano un valore oggi e nel futuro, utilizzando al meglio le risorse che non sono infinite ma che debbono essere usate con grande attenzione, con grande senso di responsabilita per il bene comune”. 


 


“Nell’attuale momento storico, delicato e complesso, e indispensabile evitare la banalizzazione come la semplificazione di modelli sanitari, spesso legati alla spettacolarizzazione della medicina, che non solo portano ad una sanita insostenibile ma risultano poco efficaci all’interno di un sistema sanitario complesso e di una societa a sua volta complessa” ha spiegato padre Aldo Campone, parroco del Gaslini e promotore del seminario. “Per questo e importante che l’organizzazione ospedaliera sappia porre al centro della sua logica la persona per compiere scelte di economia sanitaria con sguardo di attenzione alla cura del soggetto sofferente, che deve sempre restare punto di partenza e di arrivo del vero prendersi cura del cittadino malato”.


 


“Le risorse economiche destinate alla sanita devono essere finalizzate alla guarigione del paziente” ed “il bene del paziente e la giustificazione ed il limite della spesa, non gia i limiti imposti dall’esterno” ha detto invece il cardinale Elio Sgreccia, tra i massimi esperti della bioetica in Italia e nel mondo e presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita. “Se quanto e stato assegnato dallo Stato e dal bilancio non basta, se le famiglie non possono contribuire ai ticket – ha proseguito il porporato – si vede che qualcosa scricchiola, bisogna reperire i fondi altrove”.


 “I soldi per la salute – ha affermato ancora il cardinale – bisogna trovarli. Si tratta di passare dalla micro economia, dalla micro assegnazione delle risorse in sanita alla macro assegnazione delle risorse nell’insieme della societa e, se si vuole, nell’insieme delle societa mondiali perche ci sono delle sperequazioni terribili infami, insopportabili, dal punto di vista dell’etica”. Nell’ambito sanitario, ha aggiunto, “oggi abbiamo a che fare con un conflitto etico tra economia e assistenza del paziente, tra le ragioni del malato e le ragioni del mercato”.


 


Quando si vede che le forze finanziarie non sono sufficienti ad affrontare le situazioni – ha precisato il cardinale a margine del convegno – bisogna guardare nella societa altri sprechi ma non si puo lasciare il malato nella condizione di sofferenza e di mancanza della debita assistenza, sia in Italia che nel mondo”. Nella relazione aveva parlato di settori nei quali “diamo tanto per certe manifestazioni anche giuste come lo sport, ma e possibile – ha domandato – che alla fine bisogna tagliare solo sugli ospedali?”. “Puo darsi – ha proseguito – che questo sia giusto quando ci sono gli sprechi, ma quando c’e la domanda di salute che non viene esaudita allora bisogna riguardare qualcosa che venga da una redistribuzione sulla macroeconomia”. Il cardinale Elio Sgreccia ha poi evidenziato che l’attuale denominazione di ‘azienda ospedaliera’ reca con se i concetti tipici dell’organizzazione e del risparmio. Al contrario, il precedente nome di ‘ospedale’ richiamava il significato di ‘ospite’ “un termine che nella teologia cristiana e anche nel pensiero rinascimentale indicava qualcosa di sacro come i valori della persona nella sua interezza”. Gli ospedali, ha aggiunto, “accettavano tutti e non lasciavano indietro i poveri senza alcuna risorsa che venivano accolti insieme ai malati”. Un’accoglienza che “se la facevano bene nel Medioevo, in tempi di poverta e carestia, tanto piu dobbiamo farla bene noi”.


 


 



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