Reparto di riferimento: Patologia Neonatale e TIN
Responsabile: Parodi Alessandro
Locazione: Padiglione 12, 4° piano
Reacapiti telefonici:
010.5636.2218
010.5636.2928 (reperibilità medica continuativa 24/24 h, 7/7 gg)
ilcervellodelneonato@gaslini.org
neonatalbrain@gaslini.org
ilcervellodelneonato@gaslini.org
Principali patologie trattate:
Encefalopatia Neonatale
Patologie tipiche del neonato pretermine:
Patologie tipiche del neonato a termine:
Patologie ad esordio fetale:
Infezioni congenite con possibili lesioni cerebrali in epoca neonatale:
Infezioni batteriche e virali acquisite in epoca neonatale:
Idrocefalo post-meningitico neonatale
Principali prestazioni:
Il Centro collabora con diverse figure professionali afferenti ad altre UU.OO. dell’Istituto (neuroradiologi, neurochirurghi, anestesisti, neuropsichiatri infantili, fisiatri, fisioterapisti, ematologi, infettivologi, genetisti, personale di laboratorio) per la diagnosi, il trattamento e la definizione della prognosi delle diverse tipologie di lesioni cerebrali. Esiste inoltre una attiva collaborazione con un altro centro di alta specialità dell’Istituto, il “Centro Stroke”.
Le prestazioni erogate includono:
Dirigenti Medici: Sara Mangini, Sara Pessano, Cristina Traggiai
Coordinatrice infermieristica: Simona Serveli
Infermiere pediatriche: Mirella Cisternino, Patrizia Garau
Psicologhe: Ilaria Beltrami, Alessandra Pagni, Deborah Preiti
Logopedista: Marta Majoli
Segretario: Francesco Grilli
L’epoca neonatale è caratterizzata da un elevato rischio di lesioni cerebrali sia nel neonato a termine che in quello pretermine (prematuro), specie se di età gestazionale particolarmente bassa (inferiore alle 32 settimane di gestazione).
A titolo di esempio, l’incidenza dell’emorragia intraventricolare (la più frequente tipologia di emorragia in epoca neonatale) è compresa tra il 20% e il 25% nei neonati con peso alla nascita <1500 grammi. Poiché i neonati con peso <1500 grammi nel nostro Paese rappresentano circa l’1% di tutti i nati vivi (circa 5.000 neonati <1500 grammi su circa 500.000 nati vivi secondo il rapporto CeDAP 2013), possiamo stimare che ogni anno in Italia circa 1.000 neonati sviluppino un’emorragia intraventricolare. Nel 25% dei casi, l’emorragia intraventricolare si complica con la comparsa di idrocefalo post-emorragico. E’ importante sottolineare come recenti studi attribuiscano grande importanza alla tempestività del trattamento dell’idrocefalo post-emorragico al fine di minimizzare l’impatto di tale complicanza sullo sviluppo neurologico del bambino: pertanto, qualora un neonato con idrocefalo sia ricoverato presso una Struttura ove non sia possibile effettuare il trattamento, può rendersi necessario il trasporto da parte di un team dedicato presso un’altra Struttura con esperienza nel trattamento dell’idrocefalo in questa tipologia di paziente estremamente fragile.
Nei neonati a termine il discorso è più “clinico”, ovvero generalmente ci si accorge che un neonato presenta segni clinici di compromissione neurologica o “encefalopatia” (ipotonia, suzione non valida, irritabilità, scarsa reattività fino alla letargia, apnee e convulsioni).
Il sintomo cardine e di più frequente riscontro nel neonato encefalopatico è la convulsione, più frequente in epoca neonatale rispetto ad ogni altro periodo della vita. La comparsa di convulsioni nel neonato impone l’avvio di un complesso iter diagnostico-terapeutico che coinvolge diverse figure professionali, volto sia al trattamento delle convulsioni che all’identificazione della causa: una convulsione neonatale solo rarissimamente rappresenta l’esordio di una malattia epilettica (convulsioni che si ripetono nel tempo), mentre è spesso il segno di una lesione cerebrale acquisita o di una malformazione misconosciuta. Nel neonato a termine, le condizioni che possono causare convulsioni sono numerose; le cause più frequenti sono rappresentate dallo stroke (altresì detto “ictus”) neonatale e dall’encefalopatia post-asfittica, detta anche encefalopatia ipossico-ischemica che consegue alla asfissia perinatale.
L’incidenza dello stroke neonatale è pari a circa 1 caso ogni 1500/3000 nati vivi (si possono pertanto stimare circa 150/300 casi all’anno in Italia). Sia lo stroke arterioso ischemico che la trombosi dei seni venosi cerebrali (o stroke venoso) rappresentano un’importante causa di patologia neurologica in età pediatrica (paralisi cerebrale, epilessia, disturbi cognitivo-comportamentali, alterazioni della funzione visiva e dello sviluppo del linguaggio). Sebbene nuove potenziali terapie siano attualmente oggetto di studio, non esiste al momento attuale terapia per lo stroke arterioso ischemico in fase acuta. E’ altresì fondamentale la più precoce terapia riabilitativa che è attualmente oggetto di diversi progetti di ricerca. Al contrario, la trombosi dei seni venosi cerebrali (o stroke venoso) può essere curata con farmaci specifici nella fase più acuta, ed in casi selezionati si può avviare una terapia anticoagulante anche in caso di concomitante emorragia.
L’asfissia perinatale, ovvero la necessità di essere rianimati alla nascita, colpisce tra 1 e 9 neonati ogni 1000 nati, ovvero tra 0,1 e 1% della popolazione. Diverso il discorso della sindrome post-asfittica con sottesa encefalopatia ipossico-ischemica che colpisce solo una parte di questi neonati che nascono con difficoltà. Questa percentuale di neonati con sindrome post-asfittica (encefalopatia ipossico-ischemica) varia da nazione a nazione: ad esempio, nei paesi occidentali come il nostro l’incidenza è pari a circa 1,5 ogni 1000 nati, mentre nei paesi in via di sviluppo è molto più elevata. Questi neonati vengono sottoposti ad un trattamento con ipotermia (riducendo la temperatura corporea del neonato fino a 33°C per 72 ore, a partire dalle prime ore di vita). Sia l’encefalopatia ipossico-ischemica che entrambe le tipologie di stroke richiedono un attento follow-up neuro-psicomotorio nei primi anni di vita al fine di mettere in atto eventuali percorsi specifici di trattamento abilitativo.
Infine, fa riflettere l’impatto delle infezioni congenite sullo sviluppo neurologico del bambino: il Citomegalovirus (CMV) è la più comune causa di infezione congenita al mondo, con un’incidenza stimata tra 0,5% e 2% dei nati vivi (indicativamente si possono stimare pertanto tra 2.500 e 10.000 casi all’anno in Italia), e rappresenta la prima causa di sordità infantile non genetica. Inoltre, l’infezione congenita da CMV può causare epilessia, disturbi del linguaggio, deficit motori e cognitivo-comportamentali che possono derivare da vere e proprie malformazioni o lesioni cerebrali che si instaurano durante la vita fetale. Una attenta valutazione del neonato con infezione congenita da CMV (valutazione clinica, esami ematici ed esami strumentali) consente, nelle prime settimane di vita, di identificare i criteri per l’eventuale avvio di terapia antivirale, che viene somministrata al fine di migliorare la prognosi neurologica a distanza.
Riconoscimento:
1) Obiettivi in comune con il Piano Nazionale Prevenzione 2014-2018:
2) Possibilità di avviare precocemente percorsi terapeutici specifici, in accordo con la strategia “Acting early” promossa dall’OMS (WHO European Ministerial Conference on the Life-course Approach in the Context of HEALTH 2020; ottobre 2015, Minsk)
3) Obiettivi e strategie in comune con l’ “European Mental Health Action Plan 2013-2020” promosso dall’OMS:
4) Possibilità di:
Referenze:
Ricerca:
Formazione accademica:
Formazione:
Collaborazioni:
Associazioni di volontariato:
Eubrain ONLUS
www.eubrain.org
Cicogna Sprint ONLUS
www.cicognasprint.it
info@cicognasprint.it