Raffaele Spiazzi: il Direttore Sanitario è come un papà



Nel suo profilo Facebook risaltano disegni di occhi. Sì, perché Raffaele Spiazzi, direttore sanitario del Gaslini ha un’anima artistica. Ad esempio si può osservare l’espressione gioiosamente malinconica di Gianluca Vialli, come se il suo sguardo avesse letto il futuro ma senza temerlo.

Ma l’espressione paciosa del direttore non tradisca; ha una ostinazione produttiva se crede di dover portare avanti un’idea.

Le sue prime perplessità quando ha iniziato questo mestiere sono state dettate dalla semplicità. “Come spieghi in poche parole ai tuoi figli (e ai figli degli altri) cosa fa un direttore sanitario? Cos’è? un medico? No, perché dirige, ha carte e non malati. Poi ho capito. Il ruolo del direttore sanitario è quello di fare in modo che altri dottori curino per il meglio. Una sorta di papà degli altri dottori”. Ed è con questo spirito che dirige, con la speranza di creare un clima collaborativo dovunque vada. La sua coscienza medica è nata al liceo con l’assistenza ai disabili; da questa vicinanza empatica alla medicina il passo è stato breve.

In lui albergano due anime: quella del medico e quella dell’artista. Ma non ha dubbi su quella che deve prevalere: “credo che se fossi stato un artista avrei mostrato le mie opere a chi magari si sarebbe complimentato. Io invece volevo essere utile, ecco. L’arte per me è gratificante, la medicina è utile: vivo bene entrambe le parti”. La vena creativa la deve al papà, giornalista e critico d’arte che però non lo ha mai pressato in nessuna scelta professionale: “mi portava alle mostre, ma ha condiviso le mie scelte; purtroppo è morto giovane”.

Nel suo percorso, arrivare a dirigere l’Ospedale Gaslini è stato quasi casuale. Non si era mai mosso da Brescia. Però ha capito che questa struttura ha una voce autorevole in un mondo, quello sanitario, in cui non è facile partire dalla pediatria. Non ci ha pensato tantissimo ed è venuto. Del resto in ogni scelta Raffele Spiazzi non ha quasi mai rimpianti: forse uno, piccolino che fa parte delle strade che non prendiamo. “Da grande avrei potuto scegliere di essere un neuropsichiatra. Un po’ presuntuosamente penso che magari sarei anche stato bravo”. Ma va bene anche così, qualche domanda deve restare senza risposta nelle esistenze umane.